Mi ha picchiata. Uno schiaffo all’improvviso durante una discussione, ma me lo sono meritata. So quanto è geloso, avrei dovuto evitare; me lo sono meritata.
Mi ha picchiata ancora. Le parole che ha usato per offendermi e per spaventarmi mi hanno fatto male più dei suoi schiaffi. Era stanco e nervoso, avrei dovuto scegliere un altro momento per parlarci. Ha chiesto scusa, non era in lui, dice; ha promesso che non lo rifarà.
Mi ha picchiata, minacciata, e ho avuto paura. Ho provato a difendermi, a reagire; gli ho fatto male anche io, credo, gli ho urlato in faccia quello che penso di lui. Mi ha picchiata, ma ho esagerato con le parole e non avrei dovuto reagire, ma farlo calmare. Però ci amiamo; si sa che quando si è arrabbiati si dicono cose che in realtà non si pensano.
“Mi ami davvero?” gli ho chiesto, quando abbiamo fatto pace. Ha giurato di sì.
Ho solo fantasticato. Ho provato ad immaginare di essere una donna che ha subito violenze fisiche e psicologiche; a quante emozioni e pensieri contraddittori possono coesistere. Di storie reali però, che si nascondono dietro un giuramento di amore dopo una lite violenta, se ne sentono tante. Se tu non hai fantasticato, o sei testimone di quelle storie, chiedi aiuto e consigli al numero di antiviolenza e stalking 1522, attivo 24 ore su 24.
Perché “Mi ami davvero?” è una domanda che dovremmo rivolgere sempre: sempre e solo a noi stessi e a nessun altro.
Sento di amarmi davvero quando scelgo di essere chi sono, senza modificare neanche un mio capello per la semplice esigenza di compiacere qualcuno; quando riesco ad esprimere un mio pensiero senza alzare la voce a chi mi ascolta e mi racconta il suo, senza alzare la sua di voce, o le mani; quando fare la pace e fare l’amore, prima di incontrarsi, non hanno lasciato lividi sulla pelle e sull’anima.