Lode a chi dice quello che pensa, ma ancora di più a chi pensa a quello che dice.
I pensieri ai tempi dei social sono diventati parole scritte da tanti; c’è addirittura chi si è messo a scarabocchiare #crostateparlanti per trovare goduria nel dire la sua.
Dietro lo schermo di uno smarphone, o di un computer, può capitare di sentirsi davvero schermati e invulnerabili; magari più coraggiosi nel tirare fuori la voce, per dire quello che pensiamo; a me capita.
Digitiamo quello che parte dalla testa e arriva alle mani; ma, se prima di cliccare “invio”, filtrassimo il messaggio facendolo passare per il cuore?. Se nel conversare con qualcuno ci chiedessimo: “Ma io questa domanda vorrei mi venisse fatta?” o se nel lasciare un commento sotto una foto altrui riflettessimo su: “Ma a me queste parole piacerebbe leggerle?”. Non sto parlando di doversi autocensurare, di dover essere ipocriti o di doversi limitare nell’esprimere le proprie opinioni; perché condividere un parere diverso lo trovo costruttivo, se fatto con educazione e con un intento seriamente aperto al dialogo e al confronto, ma sto parlando di concetti che a volte sfociano nella violenza e fanno male.
Ho detto in vita mia frasi inopportune, trainate a volte dalla rabbia, ma comunque feroci. Chiedere scusa mi ha alleviato la ferita, e forse la ha alleviata a chi le mie scuse le ha ricevute, ma è un pò come se togliamo un chiodo da un muro: il foro resta.
Quando urti i sentimenti di qualcuno, sei sicuro che non ti fai male?