Crostate Parlanti C’è chi inizia a pensare a come decorarlo a partire da Ferragosto, per sfoggiare le foto sui social già a Novembre; c’è chi rispetta la tradizione e lo addobba rigorosamente l’8 Dicembre e c’è chi si impegnerà a farlo solo a ridosso della vigilia, per ritrovarsi poi a smontarlo mentre mangia l’uovo di Pasqua. Quanto raccontano di noi i nostri alberi di Natale?
L’ho pensato ricordando quelli a casa dei miei genitori. I primi ricordi che ho sono quelli dell’abete vero, quello grande, più alto di noi, che per mettere il puntale dovevano prenderci in braccio; con gli aghetti che cadevano e si insinuavano in ogni angolo di casa e quando era il momento della befana dell’albero restava solo il tronco.
Man mano che crescevamo, mia madre ne decorava uno sempre più piccolo.
Più noi figlie diventavamo grandi e iniziavamo a lasciare il nido, più lei rimpiccioliva la dimensione dell’albero, fino a essere orgogliosissima dell’ultimo modello: quello che può sollevare con una mano sola, per spolverare il piano di appoggio.
Come dire: bella la magia del Natale, ma belle di mamma io ho dato! Ora tocca a voi, se vi va!
Mentre scrivevo queste parole, mi ha telefonato proprio lei e mi ha raccontato di un albero di Natale che non ricordavo. Un anno aveva appeso sui rami tanti cioccolatini che ci aveva regalato nonno, venuto a trovarci dalla Germania.
Nel momento di smontare le decorazioni, mamma realizzò che i cioccolatini erano rimasti solo sul davanti dell’albero; io e le mie sorelle avevamo fatto fuori tutti quelli sul lato nascosto, lasciandolo vuoto!
Vuoti dietro immagino molti degli alberi che appariranno sui social durante le feste. Maniacalmente decorati sul lato da fotografare e nudi su quello che vede solo la parete, nascosto al resto del mondo. Solidarietà agli alberi costretti a mostrare solo una faccia, a far finta di essere scintillanti, impreziositi da un filtro d’effetto per lasciare in silenzio una parte di loro, magari quella più autentica. Quanto raccontano di noi i nostri alberi di Natale?
